Trivelle in Mare: Cosa Sono, a Cosa Servono, Conveninza e Rischi Ecologici

Gli impianti di perforazione, o più comunemente trivelle, sono strumenti utilizzati per la perforazione del suolo, i quali, grazie all’uso della punta rotante possono arrivare ad effettuare perforazioni di poche centinaia di metri fino a 7-8 chilometri di profondità, creando pozzi necessari all’estrazione di idrocarburi dal suolo. Le cosidette trivelle off-shore sono impianti installati in mare aperto. Le prime installazioni risalgono agli anni ’30, ma è solo negli anni ’70 che si assiste ad una forte espansione. Da allora la produzione di petrolio è fortemente connessa a questo strumento, sebbene negli ultimi anni è diminuito sensibilmente il numero di piattaforme attive nel mondo.

Il dibattito sui vantaggi e sui rischi derivanti dall’utilizzo delle trivelle in mare è senza dubbio molto attuale. Molteplici sono gli osservatori che sottolineano i benefici che questo tipo di tecnologia può apportare sotto molti aspetti, ma altrettanti sono le critiche che vengono mosse a sfavore.

Vantaggi delle trivelle in mare

I sostenitori degli impianti ritengono che servirsi di questo strumento sia indispensabile innanzitutto da un punto di vista geopolitico. Infatti, l’adozione di impianti di perforazione off-shore permette ad uno Stato di svincolarsi dalla dipendenza con i paesi fornitori e ad acquisire una maggiore autonomia nei rapporti internazionali in termini energetici.
Un’altra tesi espressa a favore delle trivelle off-shore è che queste possono portare ad una riduzione delle emissioni, respingendo quindi l’ipotesi secondo la quale tale strumento sia dannoso per l’ambiente.

Infatti, la produzione a km0, permette di evitare la costruzione di gasdotti necessari per importare il fabbisogno di idrocarburi da giacimenti remoti.
Un ultimo aspetto vantaggioso è quello occupazionale. Un’installazione necessita dell’impiego di un voluminoso numero di operai e ingegneri, garantendo in questo modo una possibilità di sviluppo e di crescita economica dell’intero sistema produttivo a lungo termine.

Rischi per l’ambiente e per la salute

Tuttavia è altrettanto ampia la platea di chi ritiene questa tecnologia dannosa sotto molti punti di vista. Le associazioni ambientali, come Greenpeace, da tempo sollevano perplessità proprio riguardo al rischio ambientale derivante dal loro utilizzo. In particolare, tali associazioni fanno riferimento a specifici studi scientifici che dimostrano che laddove sono presenti impianti è presente anche un’inquinamento maggiore al limite consentito per legge.

Ulteriori studi si soffermano poi sui rischi per la salute umana derivanti dal rilascio nel mare di sostanze dannose, come nichel, cromo, mercurio, arsenico e altri metalli pesanti. Il rischio principale è che tali sostanze possano risalire la catene alimentare fino a raggiungere l’uomo. Numerosi sono anche coloro che ritengono questi strumenti obsoleti, soggetti molto spesso a malfunzionamenti e incidenti.

In Italia, nel 2016, il referendum abrogativo, con il quale si propose ai cittadini se estendere o meno la durata delle concessioni per le estrazioni, vide la netta vittoria del fronte favorevole all’estensione (circa 85% dei votanti). Tuttavia il dibattito non si è affatto placato e la discussione fra chi è a favore o contro è tutt’oggi ancora al centro della polemica politica, pertanto sotto l’aspetto legislativo la regolamentazione normativa riguardante le trivelle in mare, sia a livello nazionale che internazionale, è ancora in fase evolutiva, tenendo conto della crescente attenzione ai temi ambientali delle agende politiche.

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